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Lo scrittore e Infettivologo Piero Grima risolve un giallo storico: “Raffaello non muore per la sifilide, malattia che ancora tormenta l’umanità”. L’esperto sul Covid: “Non è ancora finita”

L’intervista a Piero Grima, che risolve il giallo storico sulla morte di Raffaello (per avvelenamento e non per la sifilide) e ci avvisa che la battaglia contro il covid non è ancora finita

LECCE - Il nuovo libro di Piero Grima, infettivologo e scrittore (giallo storico sulla morte misteriosa di Raffaello), è in uscita a fine mese. In copertina i due amici (in primo piano Agostino Chigi, alle spalle Raffaello). Questo è solo il primo di una serie di libri che saranno pubblicati da Besa e che daranno risposte concrete ai grandi gialli della storia: avvelenamenti spacciati per malattie. I due morirono a distanza di cinque giorni l'uno dall'altro con identica sintomatologia. (dolori addominali, vomito scuro, urine ematiche, febbre). Giorgio Vasari scrive che Raffaello mori a causa di abusi amorosi. È invece possibile che i due amici siano stati avvelenati. da chi? perché? L’analisi delle prove non lascia spazio a dubbi, nonostante la sifilide fosse una malattia molto diffusa già 500 anni fa. Dopo secoli non siamo stati in grado di creare un vaccino efficace. Però Grima fa chiarezza su alcune morti violente di grandi personaggi dei secoli scorsi: il prossimo libro riguarderà la morte di Cartesio, avvelenato da un prete, con un’ostia intrisa di arsenico, ma tutti pensarono a una polmonite. Pietro Grima nell’intervista di oggi ci mette in guardia anche sul Covid. 


Dottore, dopo secoli riusciamo a vederci chiaro sulla morte del genio a soli 37 anni. Fu avvelenamento! Eppure la sifilide imperversava in quegli anni e ancora tormenta l’umanità…


“Giorgio Vasari, pittore e cronista di allora, che si occupò della vita di tanti architetti e scultori italiani, disse che era morto per ‘eccessi amorosi’, una malattia curata, inutilmente con ripetuti salassi. In quel periodo dilagava la sifilide, il famoso mal francese, ma analizzando i documenti ci accorgiamo che Raffaello non ha nessun sintomo che riconduca a questa malattia. Vomito e dolori addominali sono i sintomi di un avvelenamento: leggendo le carte è questo che emerge! Poi, a distanza di quattro giorni, muore con gli stessi sintomi un suo grande amico, Agostino Chigi, che era un ricchissimo banchiere. Inoltre, muore anche il cane dopo aver mangiato i resti della cena del padrone. Dunque, nonostante l’umanità già lottasse contro la sifilide, tutto fa pensare a un avvelenamento”.


La sifilide era una grande flagello già allora, però questo male ancora tormenta l’umanità…


“Nel 1492 tornano dall’America i marinai di Cristoforo Colombo: erano stati contagiati da una malattia che negli indigeni non produceva morte, ma per gli europei fu in tanti casi fatale. Il loro sistema immunitario non era preparato per affrontare una malattia sconosciuta. Mentre gli indigeni avevano un semplice malessere, gli europei morivano. La malattia dilagò per tanti motivi: guerre, scambi commerciali e altro. La circolazione fu molto spinta. È per questo che Vasari si convinse, senza alcuna prova medica, che Raffaello fosse morto per la sifilide. Ma non ci siamo con i sintomi: basta leggere il lavoro di Gerolamo Fracastoro, grande umanista che si occupò di medicina, filosofia, astronomia, letteratura, geografia e botanica e che scrisse un trattato medico sui sintomi della sifilide. Quindi, i sintomi che avevano Raffaello e il suo amico non c’entrano nulla con la malattia che flagellava la società dell’epoca”.


Anche oggi, in maniera subdola, la sifilide avanza…


“È diffusissima anche nella nostra epoca e non esiste un vaccino efficace: dopo 600 anni combattiamo ancora contro sifilide, tubercolosi e tutte quelle malattie che sono state individuate al tempo di Raffaello. Nel 1500 c’è stata una grande epidemia di sifilide. In tanti sono morti. Anche Beethoven aveva la sifilide: era una malattia che si diffondeva tantissimo tra le prostitute. Nell’800 tubercolosi e sifilide falcidiarono tantissimi uomini”.


Ora abbiamo delle buone cure, ma non ci siamo liberati da questi antichi flagelli. Cosa ne pensa invece del nuovo male planetario chiamato covid? Il pericolo è superato? 


“No, siamo ancora all’inizio! Il virus circola velocemente. Le nuove varianti sono scarsamente patogene, nel senso che provocano nella maggior parte dei casi un semplice raffreddore, ma provocano un contagio velocissimo. Quando un virus riesce a contagiare così velocemente, può diventare anche pericoloso, perché può generare varianti capaci di superare con facilità la barriera creata da un vaccino. La velocità è importante: si può saltare qualche aminoacido fornendo un virus nuovo. Il problema è che non sappiamo quali varianti verranno”. 


Quindi la quarta dose può servire? 


“Il richiamo ulteriore ce lo facciamo, ma il vaccino che ci stanno dando ancora serve a poco. L’immunità è intorno al 50% perché si tratta di un farmaco non studiato per l’evoluzione del virus”.  


La guerra dell’umanità contro il nuovo coronavirus non è ancora finita, dunque…


“Non finisce mai. Ricominciano i raduni, le discoteche, le manifestazioni religiose con 100mila persone, dove il virus circolerà tranquillamente: dobbiamo sperare che sopraggiungano varianti non troppo minacciose per continuare a vivere senza nuove chiusure”. 

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