Politica Brindisi 

Bufera nel Pd, il braccio destro di Emiliano capolista, Loredana Capone al quarto posto. Amati: “Liste illegali e invotabili”

Le candidature sono state decise tra Roma e Bari: emiliano l’ha spuntata ancora una volta piazzando il suo braccio destro, ma le critiche sono tante perché non ci sono donne in posizioni eleggibili

Nel Pd salentino è rivolta dopo la pubblicazione delle liste. Emiliano l’ha spuntata con Letta blindando il suo braccio destro, Claudio Stefanazzi nel plurinominale alla Camera. Il Pd leccese protesta, le donne democratiche pure. Dario Stefano è andato via qualche giorno fa: si candiderà forse con Calenda. “La direzione del Partito Democratico dopo un intenso e incessante lavoro di ascolto e analisi, ha formalizzato le prime candidature al Parlamento - scrive Michele Emiliano - Un lavoro non semplice, quello fatto dalla segreteria nazionale, di sintesi e composizione del quadro, un lavoro che suscita grandi speranze ma anche qualche amarezza, non potendo essere soddisfatte in questo passaggio tutte le legittime aspirazioni. La cosa certa è che dalla Puglia, dai territori, siamo pronti a fare la nostra parte per far conoscere il programma di governo del Pd, per costruire intorno ad esso partecipazione e condivisione e per contribuire al rafforzamento dei valori che il programma racchiude e che trovano fondamento nella nostra Costituzione repubblicana. Abbiamo dovuto accogliere la richiesta di Enrico Letta di candidare il vice presidente della Regione, Raffaele Piemontese, e la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone per rinforzare al massimo le nostre liste. Loredana e Raffaele, in due, hanno preso quasi 35 mila voti alle ultime regionali, sono due colonne del PD e della regione e hanno ricevuto un giusto riconoscimento dopo anni e anni di militanza e di campagne elettorali difficili. Si tratta di un contributo al PD che la giunta regionale ha dovuto offrire per dare una mano in un momento cosi difficile e anche per consentire a me di evitare la candidatura come capolista al Senato, alla luce della mia volontà di rimanere alla guida della Regione Puglia e in vista di anni che si annunciano importanti e difficili.

 Loredana Capone è la prima donna ad essere diventata Presidente dell’assemblea legislativa della Puglia e da anni si batte per la parità delle donne in politica conseguendo risultati rilevanti anche senza l’aiuto della doppia preferenza di genere. Quando nel 2015 non fu eletta per pochissimi voti è stata comunque protagonista nella giunta con deleghe pesantissime conseguendo risultati straordinari nello sviluppo economico e nella gestione della cultura. È stata candidata sindaco e presidente della provincia di Lecce in anni duri, in cui la destra dominava il Salento in modo quasi incontrastato. Mi dispiace solo che per esigenze nazionali sia stata candidata al quarto posto al senato. Ma le sue chances di essere eletta sono comunque alte perché i candidati nazionali che ha davanti sono a loro volta in lista nei collegi maggioritari di Napoli e Milano che il Pd dovrebbe aggiudicarsi. Intendo comunque ringraziarla per la passione con la quale ha accettato la candidatura.

 

Raffaele Piemontese appena 41 enne è l’enfant prodige del PD pugliese al quale affidai nel 2015 la più politica delle deleghe di giunta, quella al bilancio, per poi diventare nel 2020 vice presidente della Regione, un ruolo che ha svolto con grande efficacia. In Capitanata ha assicurato al PD e a tutta la coalizione competenza e proprio questa gli è stata riconosciuta con una elezione plebiscitaria. Fatto assai significativo come per Loredana Capone a Lecce. In liste spesso composte in altre regioni da soggetti senza particolare consenso personale, si tratta di un contributo che a malincuore la mia giunta ha dovuto offrire alla causa.

 

Piemontese sostituisce il più prestigioso e importante dei deputati pugliesi, Michele Bordo, al quale Raffaele deve moltissimo sin da quando, appena sedicenne, entrò nel PD svolgendo tutta la gavetta da consigliere comunale e da segretario cittadino e provinciale. Un curriculum che premia le giovani generazioni e la militanza più vera e difficile. 

 Michele Bordo assieme alla segretaria provinciale Lia Azzarone dovrà supplire in caso di elezione al nuovo ruolo nazionale di Raffaele.

 

Capolista al senato c’è Francesco Boccia, la cui carriera politica, al pari di quella di Antonio Decaro, comincia nel 2004 nella nuova giunta di centrosinistra del Comune di Bari. Quella giunta sembra oggi con ogni evidenza una squadra del livello quasi di un governo nazionale.

 

Francesco Boccia come Claudio Stefanazzi ed Enrico Letta era uno dei migliori Prodi boys in circolazione. 

 

Francesco nel 2005 perse di pochissimo le primarie con Nichi Vendola e dall’interno della nostra giunta contribuì con generosità alla sua vittoria. 

 

Senza la straordinaria e inaspettata vittoria al Comune di Bari nel 2004 e senza l’impegno di Francesco Boccia che partecipando alle primarie ha consentito alla nostra coalizione di rimanere unita, sarebbe stata impossibile la conquista della Regione Puglia. 

 

Nessuno avrebbe mai creduto allora che avremmo governato per quattro mandati consecutivi il Comune di Bari e la Regione Puglia e poi, a seguire, la stragrande maggioranza delle città e dei capoluoghi pugliesi.

 

Boccia è stato il Ministro delle Regioni che maggiormente ha contribuito, nel governo Conte che abbiamo sempre sostenuto convintamente, alla battaglia contro il Covid nella quale la Puglia si è distinta per essere tra le prime regioni italiane.

 

Insieme a Francesco abbiamo costruito pazientemente l’alleanza con il Movimento 5 stelle e il cambio di rotta del PD sulle politiche di transizione ecologica, partecipando al referendum contro le trivelle e alla costruzione del progetto di decarbonizzazione dell’Ilva per trasformare Taranto nel polo dell’idrogeno italiano, convincendo persino Draghi e l’Unione Europea della giustezza di questa impostazione. 

 

Spero che il cammino al fianco dei 5 stelle possa ricominciare al più presto, anche grazie all’esperienza umana e politica che stiamo vivendo insieme nel Governo della Puglia.

 

Boccia ha guidato alla vittoria tante amministrazioni comunali nelle scorse elezioni e svolge il ruolo di commissario in Campania, un ruolo prestigioso per un pugliese.

 

Claudio Stefanazzi è stato in questi sette anni il mio braccio destro, con l’esperienza maturata negli anni precedenti nel suo avviato studio professionale di avvocato che in tutto il mondo assisteva grandi investitori nelle complesse trattative di quel settore grazie all’approfondita conoscenza di molti ordinamenti giuridici del mondo.

 

Claudio viene da una famiglia di servitori dello Stato ineccepibili che hanno onorato il giuramento di fedeltà alla Repubblica in ogni modo possibile.

 

Continuerà se verrà eletto a servire la Puglia con competenza e mettendo a nostra disposizione il suo ruolo di parlamentare e le sue relazioni nazionali e internazionali. 

 

Le liste civiche pugliesi guidate da Alessandro Delli Noci e Sebastiano Leo e che esprimono tanti amministratori regionali, provinciali e comunali si riconoscono nella candidatura di Stefanazzi dal Capo di Leuca al Gargano e oggi confermano il Partito Democratico come il loro riferimento nazionale.

 

Infine viene ricandidato con pieno merito Ubaldo Pagano, la vera rivelazione della politica pugliese. È stato unanimemente descritto da tutti coloro che hanno lavorato con lui nella Commissione bilancio della Camera nella quale era capogruppo del PD, come tra i più attivi e competenti deputati.

 

Apprendo con amarezza che il PD nazionale non ha accolto la nostra richiesta di candidare una giovane sindaca, sostituendola con una candidata campana già candidata in un collegio maggioritario della sua città. 

Mi rendo conto che la Campania ha dovuto accogliere candidature di importanti leader nazionali, ma l’assenza del sindaco Pascazio pesa molto nella nostra squadra.

 

Come dispiace molto per la vicenda della senatrice Assuntela Messina, sottosegretaria competente e attiva del Governo Draghi, la cui non ricandidatura in posizione utile nei listini bloccati rappresenta una grave perdita per la Puglia, ma purtroppo a causa della riduzione del numero dei parlamentari non è stato possibile per Enrico Letta trovare una collocazione migliore. 

 

Assieme a Michele Bordo costituirà una riserva di competenza e prestigio per le sfide che la Regione Puglia dovrà affrontare in futuro.

 

Un ringraziamento sentito al segretario regionale del Pd Marco Lacarra che sarà ricandidato capolista a Bari.

 

Marco ha saputo sempre rispondere in maniera costruttiva a tutte le sollecitazioni di una comunità plurale e realmente democratica quale è il PD, anche agli attacchi subiti dalle minoranze interne ha sempre risposto con grande spirito di gruppo. Grazie ad Antonio Decaro e a tutta la meravigliosa squadra dei progressisti pugliesi è stato giustamente ricandidato. Si tratta di una candidatura per merito, essendo, come dimostrano i numeri e la storia recente, il segretario regionale PD più vincente di sempre. Marco Lacarra ha dialogato con la segreteria nazionale, alla quale tutte le decisioni sulle candidature statutariamente competono, cercando di tutelare al meglio le ragioni del Pd pugliese. 

Grazie infine al segretario nazionale Enrico Letta per il compito non semplice di definire, in tempi ristrettissimi, una formazione che possa portare a Roma la voce e le istanze della Puglia e del Mezzogiorno di Italia”.


LA VOCE DEL DISSENSO 

Come sempre, il Consigliere regionale del Partito Democratico Fabiano Amati, si incarica di rappresentare il largo dissenso che serpeggia nel Partito Democratico, da Lecce a Brindisi, fino a Taranto.  “Non è più il tempo di lamentarsi in silenzio. Chi non è d’accordo deve con coraggio uscire allo scoperto e contribuire a distruggere questo sistema di potere, per costruire un’alternativa di buon governo e linearità. 

Le liste del PD Puglia sono state generalmente composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno impegnati a risolvere in Puglia problemi campani di collocamento e soggezione ai metodi nepotisti e torbidi del non iscritto Michele Emiliano. 

Le liste del mio partito, il PD, risultano perciò invotabili: l’idea secondo cui i simboli esistono e vanno sostenuti a prescindere dalle persone che li rappresentano è idolatria o paganesimo applicato alla politica, soprattutto se i candidati arriveranno in Parlamento non attraverso le preferenze dei cittadini, ma approfittando di una legge elettorale indecente, fondata sulle nomine gradite ai gruppi di potere organizzati. 

Fare propaganda elettorale per le liste PD non sarebbe dunque etico in questo contesto, perché si finirebbe per contribuire a raccogliere voti utili alla ratifica di una volgare imposizione mascherata da democrazia. Più o meno la cosa che per gli altri chiamiamo fascismo, con tanta supponenza e per occultare l’incapacità di batterli con buone idee per risolvere i problemi della maggioranza delle persone.

Mi dispiace tanto che su questo anche Enrico Letta si sia reso complice e perciò colpevole, giungendo a tollerare, addirittura, capilista tutti uomini, con relativa strumentalizzazione delle donne e la nomina del Capo di gabinetto della Regione Puglia, preferito a molti iscritti, dirigenti ed eletti di maggior peso, per idee e sostegno elettorale. 

Salvo eventi allo stato imprevedibili, io non andrò via dal partito perché, come ho detto, mi sono dato il compito di distruggere questo sistema di potere e per farlo non posso regalare l’abbandono del campo e così togliere un po’ di voce a tante belle persone, mortificate, offese e non inclini alla sudditanza. 

Gli elettori, quando hanno la possibilità di scegliere, mi votano sia per fare tante cose, e penso di farle ogni giorno senza risparmio e spesso vincendo l’ostilità inconcludente del Governo regionale, e sia per attribuirmi la libertà e il coraggio di combattere questo tipo di battaglie. 

Farò dunque una campagna elettorale di verità, senza alcuna remora, perché è proprio questo il momento più efficace per reagire, tanto che ogni rinvio della denuncia a tempi non elettorali avrebbe il sapore della complicità.

Mi appello ai sindaci, consiglieri regionali e comunali, affinché si uniscano nella battaglia, cancellando ogni forma di soggezione o rassegnazione, spesso usate nella speranza che prima o poi qualcosa cambi o arrivi il proprio turno. I cimiteri della politica sono fin troppo pieni di lapidi ove è scritto “credette al momento migliore che non arrivò mai” oppure “attese invano il suo turno”: il cambiamento arriva se ognuno mette il suo impegno nel tempo stesso in cui questo risulta necessario, perché le cose non cadono mai dal cielo e farlo dopo, anche tra un mese, sarebbe troppo tardi”.


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