Ambiente Brindisi 

Deposito GNL Edison: “Una bomba nel porto”, secondo gli attivisti “No Tap”

Notificato in questi giorni il decreto ministeriale per la realizzazione di un serbatoio da 19.500 metri cubi pieno di metano raffreddato a -162gradi nel mezzo dell’unico spazio libero del porto di Costa Morena Est

BRINDISI - È stato notificato questi giorni il decreto congiunto del Ministero per la Transizione ecologica e di quello delle infrastrutture per la realizzazione di un serbatoio da 19.500 metri cubi pieno di metano raffreddato a -162gradi nel mezzo dell’unico spazio libero del porto di Costa Morena Est di Brindisi, inserito in mezzo ad altri 11 siti industriali ad elevato rischio industriale. Il Comune di Brindisi e la Provincia avevano dato parere negativo, ma non sono stati considerati per puri errori formali, perciò il parere è diventato positivo per il silenzio-assensoA proporre il progetto due anni fa è stata Edison, una società con sede in Italia, ma controllata al 97% dalla francese EdF, che detiene anche il 50% di quote di Poseidon, il nuovo gasdotto in arrivo da Israele a Otranto. 

 

Ma a che serve questo megadeposito di GNL, se non cisono rigassificatori a Brindisi?

 

Per il Movimento No TAP/SNAM di Brindisi la risposta è semplice: “Per rifornire le stazioni di servizio delle nostre auto a metano! Molte stazioni di servizio non sono collegate alla rete dei gasdotti di metano, come lo è quella di Restinco proprio di Edison. Perciò, finora delle autocisterne piene di metano liquido (detto appunto GNL) lo portano da Francia e Olanda. Edison vorrebbe fare un deposito a Brindisi e rifornire con 100 autocisterne l’anno tutte le stazioni di servizio del Centro e Sud Italia.

Lo sviluppo che vede qualcuno sono le decine di metaniere nel porto e centinaia di autocisterne di traffico, inquinante, ad alto rischio di incidente.

Confindustria ha parlato di occupazione: secondo il piano di Edison bastano poche decine di tecnici, pari agli occupati di un ristorante e una pizzeria ben avviate e non inquinanti.

Sempre il Presidente di Confindustria Gabriele Menotti Lippolis parla di importanza addirittura nazionale del deposito, “in relazione alle preoccupanti criticità per costi abnormi e difficoltà di approvvigionamento in materia di energia”, confondendo il deposito di Brindisi con i rigassificatori GNL collegati alla rete nazionale del gas di Piombino e Ravenna, di cui si parla tanto in questi giorni. Il deposito Edison è solo per l’autotrazione, per extraprofitti solo di Edison, società francese, e non per produrre energia

 

Gianluca Quarta di Forza Italia dice che “L’investimento di Edison consentirà al porto di Brindisi di dotarsi di un’infrastruttura green per il biometano ed i carburanti di sintesi “carbon neutral”, di incrementare e diversificare i traffici portuali e di generare oltre 200 occupati.” Non sapendo che il deposito è per l’autotrazione e non è un rigassificatore. 

Qualcun altro ha parlato di green e decarbonizzazione, ma il GNL è metano raffreddato a -161 gradi per renderlo liquido, compresso e più facilmente trasportabile. Il metano è CH4 in chimica, cioè contiene carbonio: è un idrocarburo fossile, altro che green.

 

Ma il vero problema è il rischio di incidente industriale dovuto alla concentrazione nella zona industriale di Brindisi di molti depositi già operativi, come IPEM, il più grande deposito di GPL in Italia, avendo una capacità di stoccaggio complessiva di 52.100 metri cubi. E allora autorizzeranno anche il Brundisium, deposito con serbatoi di benzina e diesel. E c’è il petrolchimico ENI Versalis, la centrale a carbone di Cerano, la centrale a gas di EniPower dentro il petrolchimico. L’ultimo incidente rilevante su depositi GNL è stato proprio a Freeport, Texas, il terminale degli Stati Uniti da cui parte il 20% del GNL (anche verso l’Italia).

Inoltre per la localizzazione del deposito all’imbocco del porto col suo traffico di decine di metaniere per lo scarico e bettoline per il carico, non è prevista la sottomissione alla Direttiva Seveso III e le disposizioni del D.Lgs 105/2015 per i rischi di incidenti rilevanti: il porto di Brindisi è molto trafficato da ogni tipo di navi, commerciali, crociere, traghetti, turistiche. Più traffico, più rischio di incidenti, più rischio che questi incidenti possono avere un effetto cumulativo sui siti pericolosi circostanti.

 

Chiaramente per gli abitanti di Brindisi non ci sarebbe nessuno sconto quando riforniscono le loro auto a metano. E nel 2035, secondo la Commissione Europea, non saranno più immatricolate auto con motore termico, e perciò neanche quelle a gas metano o GPL.

 

Brindisi sta diventando il posto dove tutte le multinazionali trovano terreno fertile per i loro investimenti più sporchi e inquinanti. ‘Tanto Brindisi ormai è rovinata’, come disse il presidente Emiliano in occasione della discussione sull’approdo del gasdotto TAP”. 

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