Sanità Brindisi 

Il tumore si poteva fermare: maxi risarcimento dall’ospedale “Perrino”

BRINDISI - Morì nell’agosto del 2010 dopo cinque anni di calvario per un tumore al volto mal asportato. Ora i familiari di Benito Mariano, detto “Castagnaro”, 73enne di San P...

BRINDISI - Morì nell’agosto del 2010 dopo cinque anni di calvario per un tumore al volto mal asportato. Ora i familiari di Benito Mariano, detto “Castagnaro”, 73enne di San Pietro Vernotico, hanno ottenuto il risarcimento dall’ospedale “A. Perrino” di Brindisi. La famiglia Mariano, dopo aver provato a fare chiarezza sull’accaduto con altri professionisti, si è rivolta a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di malasanità con sedi in tutta Italia, che li ha assistiti durante tutto l’iter giudiziario. L’esordio della malattia avvenne nell’estate del 2005, quando sul volto di Benito Mariano apparve un ematoma all’altezza del sopracciglio sinistro. I sanitari del nosocomio “A. Perrino” di Brindisi, dopo aver accertato la presenza di un aggressivo tumore del volto, operarono il paziente per asportare la massa maligna. Nel 2006, a circa un anno dal primo intervento, purtroppo comparve una nuova tumefazione sul suo volto, questa volta all’altezza dell’occhio destro e fu sottoposto ad un secondo intervento molto più invasivo del precedente. Il decorso operatorio fu molto complicato, tanto da portarlo a subire, due giorni dopo, un terzo intervento d’urgenza a causa di un’emorragia endoculare. Le conseguenze furono devastanti, oltre al permanente e grave inestetismo, Benito perse completamente la vista dall’occhio destro. Ma non finì qui, purtroppo nei tre anni successivi il tumore continuò ad avanzare e nel maggio 2009 andò in metastasi portando Benito alla morte il 06 agosto del 2010 dopo più di un anno di agonia. Il medico-legale incaricato dal tribunale civile di Brindisi, nella sua perizia spiega chiaramente come la causa della morte del signor Mariano sia stata la degenerazione del tumore che, diagnosticato per la prima volta nel 2005, non è stato completamente asportato con la prima operazione. Se la parte malata fosse stata completamente asportata, il tumore non si sarebbe potuto rigenerare e diffondere nel corso degli anni successivi. Tesi questa supportata anche dalla consulenza medico legale eseguita dai periti incaricati da Giesse. “Valutato il caso con i nostri esperti fiduciari - spiegano Andrea Matarrelli e Giuseppe Vacca della sede Giesse di Francavilla Fontana - abbiamo avanzato la nostra richiesta risarcitoria all’azienda ospedaliera e alla compagnia di assicurazione Amtrust, ma non è stato possibile arrivare ad un accordo stragiudiziale soddisfacente. Così, con i nostri legali, abbiamo intrapreso un’azione civile, nel corso della quale siamo riusciti a dimostrare l’evidente nesso tra l’operato dei medici e la morte del paziente, ottenendo per la famiglia del povero Benito l’integrale risarcimento per questa dolorosa perdita”.

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