Cultura Redundant Smoke, un parallelepipedo fatto d’aria Prestigioso premio internazionale per lo studio Echomaterico L’effetto, dal tetto della Purcell Room londinese, sarebbe stato quello di una stanza dalle pareti d’aria, leggerissim... 24/02/2012 a cura della redazione circa 3 minuti Prestigioso premio internazionale per lo studio Echomaterico L’effetto, dal tetto della Purcell Room londinese, sarebbe stato quello di una stanza dalle pareti d’aria, leggerissime, come di nebbia compressa, capaci di assorbire l’atmosfera della City, i suoi colori, restituendo il panorama da tutte le angolazioni possibili. Redundant Smoke è uno spazio temporaneo, realizzato per contenere i comfort tipici di una camera d’albergo, ma concepito come una struttura quasi incorporea, impalpabile, che trova naturale collocazione sui tetti di edifici già esistenti. Un progetto che coniuga ricerca tecnologica e innovazione progettuale, come tutti quelli realizzati da Echomaterico, studio virtuale che opera tra Lecce, New York, Cardiff (UK) e Querétaro (Messico) e che nel capoluogo salentino ha sede presso AFA - Architects in a Farm. Recentemente premiato dalla Boston Society Architecture, manifestazione che ha raccolto la partecipazione di alcuni dei progettisti più importanti al mondo, il lavoro ha una parte di ingegno salentino, quello dell’architetto trentatreenne Fabiano Spano, co-fondatore di Echomaterico e autore del progetto insieme a Berardo Matalucci ed Enrico Crobu, con la collaborazione di Guillermo Iván Lopéz Dominguez e Carmine Leone. Una stanza dalle pareti di nebbia: come vi è venuto in mente? Il progetto è nato per partecipare a un concorso di architettura dal titolo “A Room for London” promosso da Living Architecture e Artangel. Si trattava di realizzare un hotel temporaneo sul tetto della Queen Elizabeth Hall, celebre sala da concerti di Londra che si affaccia sul Tamigi. Volevamo presentarci con una struttura eterea, che potesse offrire attraverso delle sfumature un’esperienza percettiva migliorata del panorama di Londra. Quel concorso non lo abbiamo vinto -peccato, perché era quello che avrebbe permesso la realizzazione effettiva dell’opera- ma credevamo molto in questo lavoro, e abbiamo deciso di presentarlo al premio Design Awards 2011 indetto dalla Boston Society of Architecture, nella categoria Unbuilt Architecture and Design, cioè di architettura non costruita. E abbiamo vinto. Il materiale utilizzato è l’Aerogel. Di che cosa si tratta? È un materiale molto semplice, ma allo stesso tempo altamente tecnologico, che viene usato prevalentemente in ambito aerospaziale (per esempio come isolante per le tute degli astronauti). È un gas solido, costituito per il 95% d’aria, molto resistente e dalle elevatissime proprietà isolanti. È leggerissimo, e ha proprietà visive eccellenti, è come avere in mano un pezzo di nebbia solidificato. Questo lo rende superiore rispetto ad altri materiali per quel che riguarda l’isolamento termico e acustico e la diffusione della luce. Che tipo di impatto ambientale ha una costruzione di questo genere? Il nostro obiettivo era soprattutto quello di innovare la tecnologia costruttiva, inserendo un principio ecologico, perché tutto l’edificio è recuperabile alla fine del suo ciclo di vita. Abbiamo pensato a una tecnica costruttiva totalmente innovativa: il materiale è assemblato con la struttura in vetro tramite la tecnica del sottovuoto, sfruttando la pressione atmosferica come forza che tiene insieme i materiali. Questo permette di non utilizzare altri collanti, realizzando la costruzione a secco, e potendo poi recuperare il materiale grezzo alla fine del suo ciclo. In questo modo può essere utilizzato infinite volte. Dietro Redundant Smoke c’è anche un’altra idea, più poetica, quella di offrire un’inedita esperienza sensoriale, visuale e percettiva, e permettere allo sguardo di irradiarsi dall’alto, cogliendo un panorama trasformato. Sì, è così. La nostra linea guida era quella di offrire all’eventuale utente di questo hotel temporaneo un’esperienza percettiva di volta in volta diversa, a seconda delle condizioni atmosferiche e di luce. Grazie alla sua struttura e al materiale di cui è fatto riesce a combinarsi perfettamente con ciò che c’è all’esterno: così quello che si offrirà allo sguardo sarà sempre mutevole, a seconda che ci si trovi in una giornata di nebbia, o di notte, o col cielo limpido. Quale sarà il seguito? L’aver vinto questo premio potrebbe aiutare a realizzare il progetto? Questo premio ci dà soprattutto molta soddisfazione, perché ha fatto conoscere il nostro lavoro, realizzato sull’asse Lecce-New York, in un ambito internazionale; peraltro eravamo i più giovani ad aver partecipato in questa edizione e gli unici italiani presenti. Speriamo che questo possa dare visibilità al progetto e che si riesca presto a trovare un investitore per realizzarlo. Lori Albanese (fonte: FREE Lecce)
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