Sanità 

La strategia per evitare la crisi autunnale: distinguere il covid dall’influenza

di Gaetano Gorgoni  Le istituzioni sanitarie devono cominciare già da oggi a pianificare la strategia anti-covid per l'autunno: l'infettivologo-scrittore, Pietro Grima, mette tutti in g...

di Gaetano Gorgoni  Le istituzioni sanitarie devono cominciare già da oggi a pianificare la strategia anti-covid per l'autunno: l'infettivologo-scrittore, Pietro Grima, mette tutti in guardia con una semplice domanda. Come distingueremo a novembre il covid rispetto all'influenza? “Le istituzioni sanitarie devono programmare una campagna vaccinale antinfluenzale a tappeto per cominciare (il vaccino contro il covid probabilmente non sarà disponibile per tutti prima del 2021) e poi sarà necessario un protocollo che permetta di agire con un numero sufficiente di tamponi”. C'è chi pensa a un grande centro per le malattie infettive, che possa servire Lecce e Brindisi, ma sappiamo che un sogno simile richiederebbe troppo tempo. L’infettivologo e scrittore Pietro Grima era stato già profetico due mesi fa sulla possibilità di usare il plasma per combattere il covid, oggi suggerisce di restare con i piedi per terra per quanto riguarda l’idea del “piccolo Spallanzani” a Galatina e di programmare già da oggi il “contenimento autunnale”. Insomma, meglio pensare a qualcosa di più concreto: reperire tamponi e vaccini antinfluenzali. Nel prossimo autunno sarà necessario prepararsi anche all’ipotesi peggiore: una nuova ondata di malanni scatenata dal SARS-CoV-2 unita all’altro appuntamento immancabile con l’influenza stagionale. “Sicuramente la malattia covid circolava anche a novembre - riflette l’infettivologo e scrittore Pietro Grima - Ma oggi sappiamo cosa è successo e possiamo intervenire prima per evitare problemi”. La domanda cruciale è come distinguere la normale influenza dalla malattia covid-19. Il virus non sparirà finché un vaccino non lo affonderà: tutti i virologi sembrano d’accordo su questo. Adesso abbiamo delle ottime armi anti-covid, in primis il plasma, cioè la parte del sangue che contiene gli anticorpi di chi ha già avuto la malattia. Un metodo che chi ha studiato i virus per una vita, come Pietro Grima, conosce bene, perché si tratta di un protocollo utilizzato per tante altre malattie, compresa la Spagnola, ben cento anni fa. Dell’ipotesi del siero, il medico-scrittore salentino, ci aveva già parlato nella prima intervista di marzo. A gennaio, Grima aveva ricordato, in alcuni suoi interventi, che con la difterite, quando non esisteva ancora il vaccino, si agì col siero dei convalescenti. “Noi facevamo il siero anti-difterico ai bambini: erano anticorpi anti-difterici presi dai bambini guariti da questa malattia. Iniettavamo questi anticorpi purificati ai bambini malati e per fortuna evitammo la grave mortalità che temevamo. Quando i bambini si ferivano e facevamo il siero antitetanico, cos’era? Si trattava degli anticorpi! Tre mesi fa, proposi questo metodo contro il covid, che già si usava per altro. Per fortuna ci ha pensato De Donno a metterlo in pratica”. Ultimamente anche Burioni sembra essersi “convertito” all’idea del plasma, ora che negli USA la sperimentazione dà buoni risultati. Una rivincita importante per il primario di Mantova, originario di Maglie, che per primo ha rilanciato la terapia del plasma in un ospedale applicandola al covid-19 e facendo guarire in poco tempo tutti i suoi pazienti. L’IMPORTANZA DELLA DOMANDA RETORICA: COME DISTINGUEREMO IL COVID DALL’INFLUENZA? Bisogna cominciare dalle domande giuste al momento giusto, perché si possono studiare risposte più efficaci. È necessario giocare d'anticipo contro il virus. Era prevedibile anche la pandemia, secondo il dottor Grima, sarebbe bastato fare più attenzione a quello che accadeva in Cina ed evitare di pensare che sarebbe finita come la SARS del 2002 e del 2003. “Quando ci fu la SARS io misi tutti in guardia-spiega Grima - Si tratta di virus che possono mutare e diventare pericolosissimi! Noi dobbiamo essere capaci di avere una visione e di avere gli strumenti per affrontare anche l’ipotesi peggiore. Dobbiamo essere capaci spendere le risorse in maniera mirata su ciò che veramente serve per evitare la riesplosione del covid. “Quando si presenteranno dei signori in ambulatorio, nella stagione autunnale, con febbre, oppure mal di testa, tosse e un po’ di astenia, chi ce lo dice che tutti i medici di base potranno capire al volo se si tratta di normale influenza o di altro? Questi medici avranno gli strumenti per distinguere? Glieli forniremo? Sappiamo che con il Covid bisogna giocare d’anticipo: scambiarlo per una normale influenza rischia di far perdere tempo prezioso per salvare gli organi vitali. LE ARMI PER INTERCETTARE IL COVID SUBITO: TAMPONI E VACCINO “Chi gestisce la sanità deve prevedere quello che accadrà a novembre, quando ci sarà l’influenza. Bisogna farsi alcune domande: ad esempio, come gestiremo l’Università? - si chiede il dottor Grima - Dove metteremo duemila persone? Queste problematiche si riproporranno a novembre. La soluzione? Intanto cominciamo a vaccinare tutti contro l’influenza. So che mi sto guadagnando le ire dei ‘No Vax’, ma sarà necessario ridurre la possibilità che l’influenza colpisca anche per intercettare i veri malati di covid. L’autorità sanitaria deve essere capace di vaccinare tutti tra settembre e ottobre. Non è facile garantire per tutti i vaccini. A Lecce dovremmo riuscire ad ottenere almeno 50.000 dosi di vaccino: impresa ardua, se non ci si prepara da subito”. Prepararsi è importante, anche con la rete ospedaliera. L’idea di creare un grande centro di malattie infettive, lanciata nelle scorse ore dal presidente dell’ordine dei medici Donato De Giorgi, piace a molti: un ‘piccolo Spallanzani’ dedicato non solo al covid, anziché fare un centro covid a San Cesario, come pensa di fare l’Asl. Ma Pietro Grima, che negli ospedali salentini ha lavorato in prima linea, è scettico: “Si può fare pure il ‘grande Spallanzani’ per le malattie infettive a Galatina, ma poi ci devi mettere le persone. Il personale dov’è?”. Secondo il medico scrittore, dobbiamo essere capaci di sfruttare questo terribile momento per mettere le persone giuste al posto giusto per gestire la prossima ondata del virus. “Intanto sappiamo che certamente a novembre arriverà l’influenza, ma capiamo anche che il covid non è stato ancora sconfitto perché non c’è il vaccino. Quindi cominciamo a preparare un numero necessario di vaccini antinfluenzali e di tamponi. La strada è questa: vaccino antinfluenzale per tutti e tamponi per verificare se i soggetti con determinati sintomi sono infetti”. La risposta adeguata su cosa fare da qui a novembre è importante. Grima ha messo in allerta le autorità sanitarie locali con una sola domanda: ora il tempo c'è, ma bisogna cominciare a porsi il problema subito. ggorgoni@libero.it

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