Salute e Benessere Quando i bambini digrignano i denti nella notte, bisogna limitare i microrisvegli Il bruxismo non è una caratteristica rarissima nei bambini, in genere scompare con la crescita: si tratta di un “disturbo del movimento nel sonno”. Gli esperti del Bambino Ges... 06/12/2019 a cura della redazione circa 3 minuti Il bruxismo non è una caratteristica rarissima nei bambini, in genere scompare con la crescita: si tratta di un “disturbo del movimento nel sonno”. Gli esperti del Bambino Gesù ci informano che si tratta di un problema che interessa tre bambini su dieci e che nella maggior parte dei casi non è nemmeno da trattare. Con la dentizione permanente tutto dovrebbe risolversi. Oggi riportiamo i pareri degli esperti per capirne di più di questo disturbo. di Gaetano Gorgoni Molti genitori si fanno delle domande (e qualcuno entra pure in ansia!) quando nella notte sentono digrignare i denti al proprio piccolo. Niente paura: il disturbo, se non si tratta di altri tipi di problemi di carattere neurologico, passa con la crescita, quando la dentizione permanente si completa, come ha avuto occasione di chiarire il dentista Francesco Fiorentino in un precedente servizio. Ma quali sono le cause e le terapie quando il bimbo è troppo piccolo per utilizzare il bite? Il problema sui denti di latte è relativo. La causa del bruxismo non è chiara: è da attribuire a tutta una serie di situazioni, ma in primis,secondo gli esperti del Bambin Gesù, ai micro-risvegli. Piccole e improvvise interruzioni del sonno non sono rare tra i bambini: sono brevissime e possono essere causate da rumori, movimenti bruschi e altro. Anche le malattie possono disturbare il sonno, come un banale raffreddore, determinando così il bruxismo. È chiaro che se ci troviamo di fronte a bambini affetti da ritardo mentale o gravi disturbi neurologici (encefalopatie, paralisi cerebrali) questo disturbo non può essere considerato anomalo. Generalmente, comunque, il bruxismo notturno non presenta conseguenze perché i bambini hanno ancora i denti da latte. Ciononostante può accadere raramente che i denti si usurino, oppure che i muscoli masticatori vadano in sofferenza ed esploda il mal di testa, oppure disturbi all'articolazione temporomandibolare. Fino a più di un decennio fa il bruxismo era considerato una parasonnia, oggi è considerato un “disturbo del movimento del sonno”: quindi, nulla di preoccupante, ma sicuramente qualcosa da monitorare. DIAGNOSI E TERAPIA Uno dei più grandi studiosi a livello mondiale del bruxismo, Gilles Lavigne, ha spiegato che l’anomalia può considerarsi conclamata quando si verificano quattro episodi di digrignamento per ora di sonno. Non è difficile capire quando sussiste il disturbo: lo sfregamento dei denti produce un rumore riconoscibilissimo, i denti delle arcate superiore e inferiore collidono violentemente perché il soggetto imprime una inconsapevole forza. Il digrignare di denti in età scolare non è un’anomalia. L’unica “terapia” possibile è quella di aiutare il piccolo a riposare tranquillamente per limitare al minimo i micro-risvegli. Il bite in età pediatrica per correggere il bruxismo non è consigliato dai pediatri. I dispositivi intraorali sono necessari in pochissimi casi in cui si verifichino dolori muscolari e danni gravi ai denti. IL PARERE DELLA PEDIATRIA ROSA RUSSO “Inutile cercare di chiedere al piccolo di controllarsi - spiega la pediatra salentina Rosa Russo - Il movimento nel sonno è totalmente inconsapevole. Bisogna cercare di lavorare sui risvegli notturni eliminando tutte le cause che possono procurarli. I genitori non devono preoccuparsi: bisogna ragionare sui ‘fattori disturbanti’ che tutti insieme procurano dei microrisvegli. L’interruzione del sonno per brevi momenti può avvenire anche per un fastidio fisico, il raffreddore che non permette di dormire bene, il dolore procurato da un’otite e altro. Tutti questi fastidi, uniti a stress e tensione emotiva, disturbano il sonno procurando poi il bruxismo del bambino. Molti spesso i piccoli che soffrono di bruxismo hanno dei genitori che soffrivano da piccoli dello stesso disturbo. La terapia più adeguata è quella di lavorare per ridurre al minimo i microrisvegli e fare in modo che il piccolo possa avere un sonno tranquillo”. ggorgoni@libero.it
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