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Enel Basket, dal glicine alla Nazionale: coach Sacchetti si racconta nel suo primo libro

E’ senza dubbio un uomo dai mille risvolti il nuovo coach della New Basket Brindisi, che nel pomeriggio di ieri ha presentato la sua biografia dal titolo ‘Il mio basket è di chi lo ...

E’ senza dubbio un uomo dai mille risvolti il nuovo coach della New Basket Brindisi, che nel pomeriggio di ieri ha presentato la sua biografia dal titolo ‘Il mio basket è di chi lo gioca’, presso il gremito store ufficiale della società di Corso Garibaldi. D’altro canto, come si può definire chi è passato dal calcio al basket in un nonnulla, se non un ‘eclettico’? Ecco chi è Romeo, detto Meo, Sacchetti, l’uomo del triplete sassarese. E dire che la vita del coach non è stata affatto facile, fin da bambino, nascendo 63 anni fa in un campo profughi di Altamura, in provincia di Bari, in cui vi è rimasto per circa due anni, ovvero fino alla morte del padre. Difatti, “la vita molto spesso mi ha detto ‘arrangiati’”, ha sempre dichiarato. Così, ha dovuto sgomitare, per farsi spazio nel mondo dei ‘grandi’ e della pallacanestro. Ma da dove nasce l’amore per la palla a spicchi? Tutto parte proprio dal calcio. Sacchetti era un portiere, ma, mentre giocava all’aria aperta vicino casa, notò un glicine che, a causa di una fogliolina storta, formava una sorta di triangolo con il muro. Meo iniziò a tirarvi contro, tentando di centrare lo spazio che la forma del glicine creava. Da qui ha iniziato ad apprezzare il gioco della pallacanestro, allenandosi in oratorio. Così, è nata la sua ascesa nel mondo cestistico, fino ad essere una colonna della Nazionale Italiana di basket (partendo dalla promozione), nonchè l’uomo che ha conquistato il famoso triplete in terra di Sassari, disegnando, tra l’altro, una nuova geografia della pallacanestro nostrana. Di certo, il passaggio da giocatore ad allenatore non è facile, ma Sacchetti ha fatto capire fin da subito quelle che sarebbero state, poi, le proprie idee di gioco. Infatti, fin dai primi tempi, ha avuto qualche frizione con il proprio mentore, Dino Guerrieri, il quale aveva una visione del basket leggermente diversa dalla sua. Il primo, credeva che si potesse vincere solo ed esclusivamente avendo giocatori forti, campioni; il secondo, invece, ha sempre pensato che bravi si diventa, con abnegazione e lavoro certosino, praticando un gioco ‘operaio’. I fatti gli hanno dato più che ragione. Dunque, dopo essersi messo in mostra con varie squadre di serie A come allenatore, arriva la chiamata da Sassari, nella quale ha vinto tutto ciò che c’era da vincere. Ma come tutti i bei cicli “ad certo punto – ha raccontato Sacchetti – si è rotto il feeling col presidente ed ho preferito salutare la compagnia”. Per Brindisi, questa è una fortuna, perché avere al comando un condottiero campione d’Italia non è roba da poco. Infine, ovviamente, si è parlato anche di basket giocato e cioè dell’Enel. Meo Sacchetti ancora non sa che squadra ha tra le mani, perché molti giocatori sono acciaccati ed essendo quasi tutti nuovi mancano gli automatismi, ma confessa di “aver visto barlumi di bel gioco di squadra”, in un paio di circostanze, durante le amichevoli. Tommaso Lamarina  

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