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No al Carbone vs Brindisi-Corfù: «Prima simbolo di pulizia, ora sponsorizzata da Enel e Tap»

“Panem et circenses” è una locuzione derivata da un passo del poeta Giovenale che recitava: «[il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e i giochi circensi». ...

“Panem et circenses” è una locuzione derivata da un passo del poeta Giovenale che recitava: «[il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e i giochi circensi». A migliaia di anni di distanza, le cose non sembrano cambiate di molto, almeno a Brindisi, secondo gli attivisti del No al Carbone.  La presentazione della 30esima edizione della storica regata Brindisi-Corfù ha riservato una coda polemica che ha come protagonisti gli attivisti del No al Carbone, il movimento ecologista che da anni si oppone all'inquinamento da combustibile fossile della centrale Enel Federico II di Cerano e a tutte le altre criticità ambientali del nostro territorio. Gli ecologisti, infatti, denunciano la presenza di Enel e Tap, il gasdotto che, dal lontano Oriente, approderà a San Foca, nel leccesse, tra gli sponsor di quella che, fino all'anno scorso, era uno dei rari esempi di come si potessero organizzare eventi di eccellenza senza scendere a patti con i grandi gruppi industriali, rei, secondo gli attivisti, di “comprare” la benevolenza o, dipende dai casi, l'indifferenza della popolazione, distogliendo l'attenzione dai propri interessi economici e incanalandola verso realtà di puro intrattenimento e di sicura presa sull'immaginario collettivo. «La regata internazionale Brindisi-Corfù, per noi del movimento No al Carbone, era divenuto l’evento più atteso, pulito, da ben trent’anni in costante crescita, libero dall’ingombrante e lercia presenza di sponsor che con questo nobile sport non potranno mai avere nulla a che fare». La dimostrazione di questa strategia, per i Nac, sarebbe evidente praticamente in ogni realtà di successo presente in città. «La regata internazionale, per noi, era una stella polare da seguire e ci permetteva di contestare le scelte di sponsor dei vari Medieval Fest, Salone Nautico, Negramaro Wine Festival, per non parlare di basket, scherma, ginnastica artistica e calcio giovanile». Con l'ingresso di Enel e Tap nella lista degli sponsor della manifestazione velica, per gli attivisti, la Brindisi-Corfù è entrata ufficialmente a far parte di quell'immaginario “esercito del male”, portatore di guai per tutti in cambio di un piatto di lenticchie. Il più classico dei “panem et circenses” di latina memoria: queste aziende arrivano a Brindisi o nel circondario, offrono una manciata di posti di lavoro ai residenti e un bel po' di intrattenimento e, in cambio, chiedono che il manovratore non venga disturbato, qualsiasi cosa faccia. Questo è il paradigma degli ambientalisti, del quale i diretti interessati non sembrano, in realtà, preoccupati. «La regata velica è un grande evento, che quest’anno celebra il trentennale e che unisce due Paesi, tra l’altro uniti dal gasdotto che collegherà l’Italia ai Balcani». Questa la replica dell'ufficio stampa Tap. In effetti, dal loro punto di vista, non fa una piega: la Tap è un'azienda con interessi che travalicano i confini regionali e nazionali, e che arrivano fino in Grecia e oltre; è naturale, quindi, che, da un punto di vista di marketing e di comunicazione, si investa in una manifestazione sportiva così importante che mette al centro proprio quelle aree geografiche in cui gli interessi aziendali maggiormente si concentrano. «Non lasciatevi ingannare – il grido d'allarme dei Nac - i soldi spesi per le sponsorizzazioni sono spiccioli che per queste aziende rappresentano il modo più semplice ed economico per ripulirsi l’immagine e nascondere la loro vera natura nefasta. Ci riferiamo, per Brindisi, soprattutto a Enel e al devastante impatto economico che subisce il nostro territorio. Se è vero che Enel si vanta di aver ”investito” nel 2014 in città più di 4 milioni di euro per promuovere eventi vari, si guarda bene dall'informarci che le emissioni inquinanti della centrale Federico II, prendendo in esame solo il periodo 2008/2012, hanno comportato un costo in termini sanitari tra i 1356 e 2940 milioni di euro». I Nac vanno oltre la denuncia, chiedendo una presa di posizione a tutti i soggetti coinvolti nella regata. «Invitiamo tutti i partecipanti a prendere atto della situazione e a chiedere il ritiro di queste sponsorizzazioni, arrivando anche a mettere in discussione la regata se concepita con queste logiche. Brindisi ha bisogno del vostro aiuto e della vostra forza perché quando la propria terra è in vendita, ribellarsi è cosa normale».  

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