Arte e archeologia Rudiae, un patrimonio del passato dal futuro incerto L’area archeologica sulla provinciale Lecce-San Pietro in Lama, che ospita preziose testimonianze di epoca messapica e romana, appare oggi in degrado. Dopo le importanti recenti scoperte rese... 19/05/2013 a cura della redazione circa 4 minuti L’area archeologica sulla provinciale Lecce-San Pietro in Lama, che ospita preziose testimonianze di epoca messapica e romana, appare oggi in degrado. Dopo le importanti recenti scoperte rese possibili grazie all’avvio, nel 2011, di moderne indagini archeologiche, la “Pompei di Lecce” appare oggi, nuovamente, abbandonata tra le erbacce e il suo destino in balia delle onde, oscillante tra l’approvazione di un finanziamento e l’altro. Le sue silenziose rovine hanno atteso per lunghi, troppi decenni affinché fosse degnamente riconosciuta, a livello locale e non solo, tutta la loro importanza e il loro splendore, ed oggi nuovamente languiscono sotto il limpido cielo salentino, in attesa che venga riavviata una nuova campagna di recupero e valorizzazione dell’ampia area archeologica. L’antica Rudiae, cittadina di origini messapiche nota oltre tutto per aver dato i natali al poeta latino Quinto Ennio, costituisce, infatti, con le sue antiche testimonianze, uno straordinario patrimonio storico-archeologico che ci consente di ricostruire la nostra storia e cultura locale che affonda le radici nell’antica civiltà messapica. Lì dove sorge attualmente, sulla provinciale Lecce-San Pietro in Lama, l’omonimo Parco Archeologico, sono racchiuse preziose tracce di frequentazione umana e cultura materiale che si susseguono per un arco di tempo che va dall’VIII sec a.C. all’età romana e medievale. Mura ciclopiche che intercettano l’attuale basolato stradale, resti di edifici sacri, interi tratti di strade romane, fondazioni di abitazioni, una necropoli preromana, numerosissimi manufatti fittili come le tipiche trozzelle e la ceramica attica figurata, e ancora bronzi e cimeli, materiale che iniziò ad essere raccolto da Sigismondo Castromediano, creando le prime collezioni del Museo Archeologico Provinciale. La cinta muraria che segna il perimetro dell’antico insediamento circonda, con i suoi imponenti blocchi squadrati di calcarenite locale, una superficie di ben 60 ettari (presumibilmente l’area complessiva interessata dall’insediamento sarebbe vasta 100 ettari), costituendo un esempio magnificente di opera di fortificazione messapica, i cui resti sono stati recentemente portati alla luce in tutta la loro possenza e tuttora ben visibili fino a una certa altezza, a testimonianza della raffinatezza e ingegnosità degli antichi Messapi. Con i Romani giunsero poi nell’antica Apulia nuovi modi di organizzare la vita pubblica e nuove tecniche costruttive e modelli architettonici, ed è proprio per mano di questo grande popolo che fu realizzato il vero gioiello dell’antica Rudiae, l’anfiteatro riportato alla luce che sorge nella dolina naturale quasi al centro dell'abitato, a ridosso del Fondo Acchiatura, dove tra il 2011 e il 2012 si sono concentrate le indagini dell’Università del Salento. Realizzato con una particolare tecnica romano-repubblicana, l’anfiteatro di Rudiae rispecchia la tipologia c.d. a “struttura piena”, con i sedili in legno poggiati su terrapieno, mentre quello che sorge nel centro cittadino è del tipo a struttura vuota, poiché i sedili poggiano su costruzioni con volte a botte, modello diffuso a partire dall'età imperiale. Le recenti indagini sistematiche sono state utili non solo per ridare la luce a questa straordinaria struttura, ma anche a datarla per la prima volta scientificamente al periodo compreso tra II e I secolo a.C. e, dunque, di certo precedente a quello di Lupiae, che tuttora sorge nel capoluogo leccese, conclamando Lecce come l'unica città in Italia, oltre a Roma, che vanta la presenza di due anfiteatri. Le sue notevoli dimensioni, inoltre, fanno dell’anfiteatro arcaico una rara attestazione d’età repubblicana (l’asse maggiore misura circa100 metri), e a Rudiae i Romani vollero dare esempio della loro gloria creandovi un centro prestigioso, costruendovi edifici pubblici che conferivano pregio alla città. Già dal 1600 le prime segnalazioni per la conservazione dell’area A cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 alcuni studiosi iniziarono ad occuparsi delle straordinarie attestazioni dell’antica Rudiae, ed in particolare il ben noto Cosimo De Giorgi già allora si avvide della rischiosa situazione di abbandono in cui versavano le rovine della città messapica. Nei suoi Bozzetti di viaggio riportava: “Nei dintorni di Lecce esisteva un’antica città messapica, indi greca e poi romana, che rispondeva al nome di Rudia; e la contrada dove quella esisteva conserva ancora il nome volgare di Rusce. In questo periodo di tempo quanta distruzione! Moltissime tombe sono state scoperchiate e i cimeli dispersi; le mura di cinta in gran parte atterrate; e l’epitaffio sulla via di San Pietro in Lama, nel quale si ricordava essere stata questa la patria di Quinto Ennio, è stato anch’esso ridotto in frantumi”. Sin dai primi anni del 1600 vari storici locali ed esperti conoscitori del Salento avvicendatisi nel tempo hanno scritto dell’importanza archeologica di Rudiae, richiamando l’attenzione sul sito ed evidenziando la necessità di intervenire quanto prima affinché un così ingente patrimonio storico archeologico non andasse perduto. Nonostante ciò il destino di Rudiae è tutt’oggi legato ad un futuro incerto, e dopo le varie promesse istituzionali ripetutesi negli ultimi anni pare giungere ora un nuovo impulso per la valorizzazione del parco archeologico attraverso un nuovo finanziamento per il completamento dei lavori di scavo archeologico e la predisposizione di innovativi strumenti e sistemi di comunicazione virtuale per la fruibilità dell’intero parco. Dopo le grandi scoperte messe in luce grazie all’attenta attività di ricerca è necessario, dunque, che non si spengano mai i riflettori su questo straordinario patrimonio culturale che custodisce le grandi memorie della nostra storia. Rosy Paticchio Fonte: Belpaese
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